Poi succede che quasi allo scadere della prima domenica di Avvento (durante la quale sei andata a Messa e ti sei rigenerata ascoltando le sempre stimolanti parole di Don Fabrizio) ti trovi a guardare in tv (ma si può mandare in onda simili capolavori alle 23,30?) Valzer con Bashir.
E tu, ipnotizzata da questo film, bellissimo e devastante, resti lì a lottare con il sonno e a chiederti cosa c’entri là in mezzo, tra quelle immagini di morte, dolore, sofferenze e atrocità, la parola «cristiano».
Voglio il libro.
Ora.
In effetti già stamani era comparso in WL.
Ma la parola “cristiano”, nell’accezione di “parola di speranza”, non deve essere pronunciata lì dove è più necessario?
Dopo essermi andato a leggere su aNobii i commenti alla graphic novel ho pensato, ho temuto, di aver capito male la domanda che hai posto. Forse tu ti riferivi ai [cristiani] di Bashir, io, più in generale, al senso che ha il messaggio di amore e di pace che una parte (spesso minoritaria) del cristianesimo ha portato nel mondo.
Infatti era proprio quello che volevo dire… i ‘cristiani’ causa di un massacro. Dovrebbe essere come dici tu, e pensare a quell’orrore, per chi crede, è un dolore senza giustificazioni. L’ c’era tutto, tranne Cristo quel giorno. E se c’era non era con quei soldati.
Un graphic…
Prendo nota!
Gioia sì sì, anche io voglio! Ho visto che esiste un cofanetto fumetto+film…sto riflettendo!