L’ho sempre saputo.


No, non è del tutto vero, diciamo che l’ho scoperto da poco più di un anno, leggendo un libro che non mi è neanche piaciuto moltissimo se non per il fatto che ho capito quale sarebbe stato il mio mestiere se fossi nata e vissuta negli Stati Uniti: sarei stata una junker, una di quelle persone che amano andare in giro per le case quando vengono messi in vendita i mobili e tutti gli oggetti che contengono per poi restaurarli, catalogarli, accumularli e riportarli, in qualche modo, in vita. Quelle villette con il giardino, davanti alle quali ci si mettono i bambini con il banchetto e la caraffa al limone a cinque cent ed il cartello con su scritta la data e l’orario dell’inizio vendita.

Sarà per questo che il mio animo junker raccatta un po’ di tutto, e butta pochissimo.
Sarà per questo che il mio animo junker archivia le vecchie storie d’amore e i loro residui – biglietti del cinema, lettere, piccoli regali – in scatole di scarpe (senza scarpe, è ovvio!).
Sarà per questo che oggi quando ho visto questa foto per terra, vicino al cassonetto dove stavo buttando i vasi di plastica di surfinie e lobelie che ho piantato nei giorni scorsi, non ho potuto fare a meno di raccoglierla e portarla via con me.



Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

9 Risposte a “L’ho sempre saputo.”

  1. Da qualche giorno ho l’abitudine di passare di qua per assaporare come una pasterella o una brioche uno scritto di Piperita (e non fanno ingrassare!). Quello di oggi è particolarmente piacevole: la foto è bellissima e anche io avrei avuto la tua stessa reazione.

    PS: ma gli Junker non erano i latifondisti prussiani?

    riPS: ti devo una risposta via MP su aNobii. Ieri non ho avuto modo, oggi te la scriverò.

    triCic(lo): il mio primo pensiero è stato che quella bimba al centro fossi tu su una terrazza palermitana.

  2. Tra l’altro è una foto bellissima… I due bimbi di schiena, gli altri tre di fronte. la bimba al centro. Bella.

  3. @Cic, se metto troppo zucchero avvisami, che usiamo quello di canna 🙂
    E non farmi domande troppo difficili, che io questi latifondisti prussiani mica li conosco!
    (Aspetto risposta – stop)

    @Gioia, la foto è bellissima, ed io non ho potuto fare a meno di farmi mille domande: quanti anni avranno adesso, cosa faranno, saranno sempre in contatto, perché è stata buttata?

  4. JUNKER
    (Jungherr, giovane signore). Classe sociale dei proprietari terrieri nelle regioni orientali prussiane. Cadetti di famiglie nobiliari furono protagonisti, tra il X e il XII secolo, della colonizzazione dei territori slavi al di là dell’Elba, dove acquisirono vasti possedimenti terrieri che gestivano personalmente, servendosi di contadini asserviti alla gleba. Le trasformazioni dell’agricoltura in senso capitalistico, all’inizio del XIX secolo e l’imporsi dello stato prussiano non indebolirono granché il potere degli Junker, i quali, oltre ai possedimenti terrieri, controllavano in larga misura il corpo ufficiali e la burocrazia civile prussiana. Mantennero tale egemonia sociale sino alla fine della Seconda guerra mondiale. La persistenza del loro predominio è considerata da molti storici una caratteristica specifica e negativa dell’evoluzione storica della Prussia e in seguito della Germania. Il ceto degli Junker fu definitivamente spazzato via dalla riforma agraria della Repubblica democratica tedesca dopo il 1945.

    http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/j/j902.htm

    Per me è una foto fine anni sessanta, primi anni settanta: il carro da pionieri vicino alla bambina (?) al centro era tipico di quegli anni di grandi film western. Perché è stata buttata? Perché un vecchio signore, o una vecchia signora, muore e figli o nipoti si dedicano a liberare (?) la casa da lui, o lei, vissuta, usualmente buttando via tutto. Io soffro dell’abitudine contraria ed è motivo di dolorosi attriti con mia moglie. Lunedì scorso, alle 23:05, su Real TV ho visto una nuova trasmissione settimanale dedicata a coloro che, ormai, oltre la soglia del patologico, non buttano via nulla fino a trovarsi prigionieri nella loro stessa casa (spesso invasa da centinaia di deliziosi, ma fastidiosi topolini…): ho avuto paura.

    Cic, a ruota libera

  5. Grazie @Cic, domani studio con calma (e vado a caccia della trasmissione su Real tv!)

    Anche secondo me la foto è degli anni ’70, e la bambina al centro e il bambino a destra con le maniche a righe sono fratello e sorella. 🙂

  6. Può essere, avendo tu la foto originale e non una (bella) riproduzione digitale, puoi cogliere maggiori dettagli. A me il “fratello” (chiamiamolo così) ricorda il senatore Ignazio Marino…

  7. Ma è bellissima, come si fa a buttare una foto così!?
    Hai fatto bene a prenderla.

  8. @Valeria, anche io me lo sono chiesto, mi sembra davvero strano, sicuramente l’avrà buttata una persona completamente estranea (e insensibile però, perché anche io sono un’estranea!).

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