Ho da molti anni questo anellino turco, regalo dei miei amici Mehmet e Ayşe; un regalo su richiesta, in effetti, perché già l’avevo avuto e poi perso chissà dove e mi piaceva averlo ancora.
Si chiama “anello settimanale”, perché sono sette sottilissimi cerchietti d’argento uniti fra loro da una piccola graffetta, sempre in argento.
La graffetta è saltata quasi subito, per cui sono rimasti i sette cerchietti che, per via della misura, ho sempre portato al pollice sinistro, sempre insieme ma separati fra loro.
A volte mi stanno un po’ stretti, altre, a seconda della stagione, rischio di perderli.
Ho sempre sostenuto, da quando li possiedo, che questi sette cerchietti sono le mie sette vite, un po’ come le sette vite di un gatto, e spesso e volentieri mi è capitato di perderne uno, o anche più di uno, ma poi, in qualche modo, sono sempre riuscita a ritrovarli.
Ieri mattina mentre parcheggiavo, guardando la mano, a colpo d’occhio mi sono accorta che non erano sette, ma sei, e ho capito subito che il settimo, questa volta, era andato, perso per sempre, perché indossandoli non li avevo contati, e quindi non avrei mai saputo se ero uscita con sei o con sette cerchietti, se mi era caduto in casa oppure il giorno prima.
Ecco, mi sono detta subito, ho perso una vita; ma subito dopo ho anche pensato che se ho perso una vita a quarantasette anni e mezzo, e ne ho ancora sei, forse ci posso stare.