ex libris


tu me ne chiedi cinque.
solo cinque.
e non sai che è come chiedere ad un albero di scegliere solo cinque delle sue foglie.
al cielo di scegliere solo cinque delle sue stelle.
al mare di scegliere solo cinque dei suoi pesci.
solo cinque.
e nella mia mente si fa il vuoto all’improvviso.
ma poi quel vuoto diventa pieno.
di nomi,
di titoli,
di personaggi.
di luoghi, di case, di vite.
e così ci provo, già sapendo che alla fine avrò sacrificato una foglia,
una stella,
un pesce.

1. l’isola di arturo (elsa morante)
“uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo ad informarmene), che arturo è una stella: la luce più rapida e radiosa della figura di boote, nel cielo boreale! e che inoltre questo nome fu portato pure da un re dell’antichità, comandante di una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re tratti alla pari, come fratelli.”

2. tokyo blues norwegian wood (haruki murakami)
“a metà aprile, naoko compì vent’anni. dato che io ero nato a novembre, lei aveva circa sette mesi più di me. chissa perchè, il fatto che naoko avesse vent’anni mi diede una strana sensazione. a me sarebbe sembrato normale oscillare all’infinito tra i diciotto e i diciannove anni. passare dai diciotto ai diciannove, e dai diciannove di nuovo ai diciotto.. quello sì che l’avrei capito. invece lei aveva compiuto vent’anni, e anche io avrei avuto vent’anni quell’autunno. solo chi era morto aveva per sempre diciassette anni.”

3. il piccolo principe (antoine de saint exupery)
“mi è sempre piaciuto il deserto. ci si siede su una duna di sabbia. non si vede nulla. non si sente nulla. e tuttavia qualche cosa risplende in silenzio.”

4. oceano mare (alessandro baricco)
“sapeva ascoltare, e sapeva leggere. non i libri, quelli sono buoni tutti, sapeva leggere la gente. ”

5. colazione da tiffany (truman capote)
“non amate mai una creatura selvatica, signor bell,” lo ammonì holly. “è stato questo lo sbaglio di doc. si portava sempre a casa qualche bestiola selvatica. un falco con un’ala spezzata. e una volta un gatto selvatico adulto con una zampa rotta. ma non si può dare il prorpio cuore a una creatura selvatica; più le si vuol bene più forte diventa. finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. o da volare su un albero. poi su un albero più alto. poi in cielo. e sarà questa la vostra fine signor bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. finirete per guardare il cielo.”

6. il grande gatsby (francis scott fitzgerald)
“gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. c’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato..”

come vedi non ce l’ho fatta 🙂

“nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade lontane.” (emily dickinson)

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

6 Risposte a “ex libris”

  1. guardando le altre top five mi sono accorta che avrei dovuto scrivere gli incipit di ciascun libro e non solo un estratto.

    rimediamo subito:

    l’isola di arturo è stato l’unico che ho preso 🙂

    tokyo blues norwegian wood – avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un boeing 747. il gigantesco velivolo aveva cominciato la discesa attraverso densi strati di nubi piovose, e dopo poco sarebbe atterrato all’aeroporto di amburgo. la fredda pioggia di novembre tingeva di scuro la terra trasformando tutta la scena, con i meccanici negli impermiabili, le bandiere issate sugli anonimi edifici dell’aeroporto e l’insegna pubblicitaria della bmw, in un tetro paesaggio di scuola fiamminga. è proprio vero: sono di nuovo in germania, pensai.

    il piccolo principe – “un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno. rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale. eccovi la copia del disegno.”

    oceano mare – “sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia dal nord.”

    colazione da tiffany – mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni. per esempio, nella settantesima est c’è un edificio di pietra grigia dove, al principio della guerra, ho avuto il mio primo appartamento newyorchese. era una stanza sola affollata di mobili di scarto, un divano e alcune poltrone paffute, ricoperte di quel particolare velluto rosso e pruriginoso che ricolleghiamo alle giornate d’afa in treno. le pareti erano a stucco, di un colore che ricordava uno sputo tabaccoso. dappertutto, perfino in bagno, c’erano stampe di rovine romane, molto vecchie e tempestate di puntolini scuri. l’unica finestra dava sulla scala di sicurezza. ma, anche così, mi si rialzava il morale ogni volta che mi sentivo in tasca la chiave del mio appartamento; per triste che fosse, era un posto mio, il primo, e lì c’erano i miei libri, i barattoli pieni di matite da temperare, tutto quello che mi occorreva (o così almeno pensavo) per diventare lo scrittore che volevo diventare.

    il grande gatsby – negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai uscito di mente. “quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”

  2. Non avevo dubbi che questa catena avrebbe finito col coinvolgere anche te.

    Adesso scappo, ma devi dirmi com’è tokyo blues norwegian wood, che mi ispira parecchio.

    Ciao

  3. tokio blues l’ho letto in un momento particolare. non è un romanzo facile da scordare..

  4. tokyo blues mi è piaciuto così tanto che non ho il coraggio di rileggerlo né di leggere altri lbri di murakami 🙂

  5. ne ho letti 3 di quelli che hai scritto:

    L’isola di arturo:misterioso e affascinante

    Oceano Mare:sensibilità e poesia

    Colazione da Tiffany: grazia e dolcezza

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