Strani segnali dall’iperspazio.

Il 4 ottobre (il perché di tanta precisione sarà presto chiaro) sono a casa di mio fratello e mi trovo ad armeggiare con il cellulare di Lorena, mia cognata: decido, poiché lei non sa farlo e vorrebbe tanto poterla avere, di configurarle la posta elettronica.
Non che io sia bravissima, ma sono quello che si dice (almeno, quello che io mi dico) una smanettona e quindi, anche se il telefono è completamente diverso dal mio, ci provo: tuttalpiù, mi dico, resterà tale e quale, cioè senza email sul cellulare.
Provo di qui, copio di là, alla fine, in qualche modo – esultanza baci abbracci e sorrisi – configuro.
Per aver la certezza di aver fatto le cose perbenino faccio quello che di prassi faccio anche sul mio computer quando aggiungo una nuova casella di posta: mi invio una email dal suo cellulare, e dal mio ne invio un paio a lei da due diversi account di posta.
Tutto bene, tutto funziona: riceve e invia, grazie grazie, fine della storia.

Credevo.

Perché oggi, 16 maggio, quindi sette mesi dopo, ricevo questa email da un indirizzo che, a colpo d’occhio, avrei giurato essere quello di Lorena:

«Ciao,
non ricordo chi sei ?
Fammi sapere
Lorenzo»

Ehhhh? Mi chiedo di istinto, come non ricordi chi sono, ma soprattutto perché Lorena si firma Lorenzo???
Subito dopo rifletto, realizzo, ricostruisco passo passo quanto scritto sopra e capisco: sette mesi fa, una delle due email che ho inviato l’ho mandata a chissà chi, sbagliando l’indirizzo del destinatario.

Certo, mi dico anche, che questo Lorenzo, probabilmente, anzi sicuramente, separato dall’indirizzo email di mia cognata da un punto o da chissà cos’altro, al quale ho inviato per sbaglio una email con scritto solamente «Prova», ha i tempi di reazione di un bradipo in letargo!
Chissà, in altri tempi, io che credo alle coincidenze, avrei pensato a un segno del destino, a un messaggio lanciato nell’iperspazio da chissà quale Principe Azzurro, mentre oggi, molto più banalmente, mi trovo a considerare che sia solo l’incontro casuale – alla «Le ho mai raccontato del vento del Nord» che non sarà – tra due storditi cronici: una distratta smanettona e un bell’addormentato nel web.

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.