foto di ivan51
come molti ho seguito questa vicenda con il fiato sospeso, all’inizio distrattamente.
non leggo mai in maniera approfondita le notizie riguardanti le sciagure in montagna, mi limito a registrare il fatto che ci siano delle vittime.
non so perché quindi, in questo caso, ad un certo punto abbia iniziato a leggerne di più, seguendo quasi da subito sul web la tragedia della scomparsa di karl unterkircher, il drammatico arrivo a settemila metri dei due superstiti, le fasi della ricerca, il lancio di cibo e di un telefono satellitare dall’elicottero dei soccorsi, il tentativo di discesa e poi, finalmente il salvataggio di oggi.
ho letto le pagine del sito di unterkircher e quelle del suo blog ed è inutile dire quanto da esse trapelasse il suo immenso amore per la montagna.
naturalmente, in questo momento, tutti hanno da dire qualcosa: chi lo considera un matto (e con lui i suoi due compagni), chi un eroe, chi uno che consapevolmente sapeva di correre dei rischi e che per questo motivo né uno né l’altro.
io non so cosa dire, se non che questa vicenda mi ha colpita moltissimo e che forse alla base di tutto c’è la natura propria dell’uomo, che da sempre lo porta a partire e ad esplorare, a scoprire e ad inventare, a rischiare e a scommettere.
penso che gli uomini si dividano in due categorie, quelli che partono e quelli che restano. chi parte per il desiderio di conoscere, di sapere e di esplorare. chi resta per il desiderio di consolidare, di tramandare e di condividere. non credo ci sia un modo giusto di vivere, lo sono entrambi, sono le due metà della stessa mela.
c’è solo la dignità di una scelta e il dovere di rispettarla.
E’ vero: sono perfettamente d’accordo con te e trovo bellissimo quello che è scritto in quella pagina di blog.
Francesca
anche a me ha colpito molto, merita rispetto e comprensione.