Oi dialogoi.

È la seconda volta che torno dal ferramenta perché la chiave di casa (quella di riserva, quella che teniamo in casa per chiudere la porta a chiave la sera e riaprirla la mattina) non funziona, per dirla con un termine tecnico «s’intoppa».
O meglio, faceva un piccolo scattino che nulla di buono lasciava presagire.
Quindi, la settimana scorsa, del tutto intenzionata a prevenire l’eventualità di una chiusura ermetica a doppia mandata in casa, d’accordo per quanto pur sempre casa dolce casa ma con l’eventualità affatto piacevole di vederla trasformarsi in prigione, mi reco dal ferramenta.
Dopo la prima missione, di ritorno a casa, riprovo la chiave: adesso funziona perfettamente dall’esterno (ovvero quando non mi serve, stando la chiave sempre in casa) e non si muove «di pezza» (altro termine tecnico appreso dopo lunga frequentazione dai/con i ferramenta) dall’interno.
Oggi, dopo averla portata a spasso in borsa per una settimana circa, torno dal suddetto, che prende la chiave e ci armeggia sopra per qualche minuto, per poi decidere di appiopparla al ragazzo di bottega (l’uomo più tatuato che mi sia mai capitato di incrociare) per il lavoro di fino.
Finalmente, dopo qualche altro minuto, il tatuato mi riconsegna la chiave, e lui, il tecnico ferramentista titolare mi dice: «Allora, va bene?»
E io, «Speriamo». (e che ne posso sapere, penso, se va bene?)
Mi risponde, con un sorriso «Sinnò passa, si me vieni a trova’ me fa sempre piacere».

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

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