Oh, ciao.

Durante le vacanze di Natale si parlava di te, del tuo essere stato uno scout così diverso da tutti noi, al punto che con Francesca ci chiedevamo come fossi capitato là in mezzo, anche se non era stato un caso, perché lo eri stato molto più a lungo di me e da prima di me.
Ricordavamo, noi tre, io Francesca e Silvia, il tuo sorriso e il tuo saluto quasi sempre stupito, quel ‘Oh, ciao’, che sembrava accorgersi all’improvviso di noi e di quello che avevi intorno.
E poi, le tante cene a casa nostra, le tante frittate mangiate a casa tua, i giri senza meta per il quartiere a chiacchierare, le birre a San Lorenzo, quel breve lungo periodo della mia vita in cui sei stato sempre presente, al punto che quando io e Francesca abbiamo chiesto a mamma “Te lo ricordi Marco G.?’, lei ha risposto subito, senza esitazione, ‘Me lo ricordo sì, era sempre a cena a casa nostra!’.
E poi, all’improvviso, un giorno di gennaio non ci sei più.

Sei nella parte bella dei miei ricordi, insieme ai miei diciassette anni e alla più bella scatola di pennarelli che nessuno mi abbia mai regalato.
Sei e sarai per sempre nel mio cuore, un pezzetto te l’eri già rubato allora, e già mi manchi.

«Remember when you were young, you shone like the sun.
Shine on you crazy diamond.»
– Pink Floyd

«Be’ certo. Ma non sempre in certi momenti è dura.
Ebbene sì. A volte è durissima.
Voglio dire, non è che puoi soffrire costantemente.
Ma soffro abbastanza.
A volte.»
– Dave Eggers

Un ricordo.

[A Marco, così fuori dal comune – Roma, 8 maggio 1984, dal mio quaderno di Progressione Personale]

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.