Oggi, perché.

Ho sempre pensato che stringere amicizia da adulti fosse una cosa difficilissima, praticamente impossibile.
Me ne convinco sempre più, consapevole del fatto che dopo una certa età gli incontri avvengono perlopiù legati all’ambito lavorativo, a frequentazioni indotte (il fidanzato dell’amica storica, gli amici degli amici, gli amici di infanzia del marito/fidanzato), o a incontri casuali, e che difficilmente ci si incontra o ci si lega perché ci si sceglie.
Esistono rare eccezioni, ma sono appunto più rare che trovare una perla in una conchiglia, soprattutto in un’era, come questa, in cui i vari Facebook e Twitter, ma anche aNobii e Goodreads, ti fanno credere di avere all’improvviso un mucchio di amici.
Ecco, è già da tempo che mi trovo a riconsiderare e a soppesare la parola amici, a chiedermi perché nella lingua italiana, tanto ricca di parole per ogni cosa, non esista un sostantivo che definisca quell’ibrido umano che amico non è ma che è un po’ più, o magari molto di più, di una semplice conoscenza.
Forse perché, mi dico oggi, non esiste una relazione intermedia, o si è amici o non lo si è, e siamo solamente noi, desiderosi di ricevere molte più attenzioni di quante gli altri siano disposti a concedercene, che non riusciamo a capire che se non si è amici si è semplicemente conoscenti, e che non basta ‘condividere’ foto, stati d’animo o libri letti e film visti per diventare qualcosa di più.
Esistono simpatie istintive, possibilità di amicizia, affinità elettive, identità di vedute… ma poi, in fondo, le relazioni sono come un bocciolo in primavera: se non sboccia persino la gemma più bella è destinata prima o poi a cadere, a non diventare mai fiore.
Ecco, c’è sempre da imparare, da mettere nuove bandierine nella propria esistenza, boe dove ricordarsi di virare, dove capire che è arrivato il momento di invertire la rotta, o di prendere il largo e andare verso nuovi mari, o alla quale appoggiarsi per fermarsi a riflettere sul fatto che le persone sulle quali contare, nella vita, sono davvero molto poche, e che difficilmente si incontrano online.
(Ma una o due, nel mio caso anche tre, è possibile, sì, è possibile, quindi perché non accontentarsi?)

[Oggi, perché ho messo una nuova boa.]

«C’è un fiore… credo che mi abbia addomesticato».
(Antoine de Saint-Exupery – Il Piccolo Principe)

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

8 Risposte a “Oggi, perché.”

  1. quello che ho appena letto è la’esatto pensiero di quello che vivo. Hai tradotto alcune mie considerazioni sopite. Grazie. Mi piace qui, come devo fare per seguirti?

    1. Ciao Stefania, grazie a te.

      Intendi come seguire il blog? Sai che non so cosa dirti? Dovrebbero esserci i feed, ma a dirti la verità non mai capito bene come funzionino, oppure credo che l’alternativa sia quella di passare di qua di quando in quando.
      In ogni caso, benvenuta!

      1. Il mio metodo è quello di passare di qui con regolarità: quotidiana o quasi quando gli impegni della vita reale me lo consentono, settimanale quando come n queste settimane scadenze varie si accavallano e mi generano ansia.

  2. Amicizia e giovani/adulti: giovani, hanno più tempo per coltivare più e nuovi rapporti, sono più disposti ad impegnare tempo e sentimenti nella conoscenza di nuove persone…

    Amicizia e reale/virtuale: per quanto attraverso canali selezionati si possano conoscere persone sicuramente affini (perché hanno gli stessi nostri interessi, o hanno simile sensibilità), la conoscenza personale, la frequenza il fare cose assieme, danno tutta un’altra prospettiva di sviluppo ad una potenziale amicizia. Penso ai meccanismi di comunicazione extraverbale che tanto ci dicono di una persona e che sono banditi dal mondo virtuale, penso alla possibilità di vedere l’altro agire nella quotidianità lasciando cadere filtri e “maschere” che a volte si indossa in “rete”. Ora scappo…

    1. È vero quello che scrivi, da giovani si ha più voglia di mettersi in gioco e di spendersi per gli altri, ma non credo sia solo una questione di tempo, più di disposizione d’animo.
      Virtualmente, poi, è tutta un’altra cosa, come dici tu ci si veste a festa e si cerca di dare il meglio di sé, ma la realtà poi, o lo scontro con la realtà è altro. Mancano gli occhi, le mani, i sorrisi, anche il condividere momenti non sempre felici, in cui non si è sempre a mille, o semplicemente mostrare il nostro modo imperfetto di reagire ai fatti della vita..

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