mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.


ieri, durante l’omelia, don fabrizio ha detto che se oggi, nel 2009, gesù venisse tra noi, anziché essere messo sulla croce, con molta probabilità se lo porterebbe via il 118.
perché lo prenderemmo per pazzo, per visionario, per uno fuori di testa.
il messaggio del vangelo fa paura, è sconvolgente: il più piccolo tra noi, quello più sporco, più povero, più derelitto, in realtà è il primo fra tutti.
cosa succederebbe – ci ha detto ieri – se prendessimo aldo – quello che sta là fuori, l’alcolizzato, avete presente chi? – e lo portassimo in vaticano dicendo “questo qui vale più di tutti quanti voi?”.

succederebbe che ci prenderebbero per matti e chiamerebbero, appunto, il 118.

perché scrivo questo, proprio oggi?
non lo so.

forse solo perché, ogni volta che ascolto le parole di don fabrizio, mi accorgo di quanto stia avanti rispetto a tanti sacerdoti che ho incontrato nella mia vita.
oppure, molto più semplicemente, perché ogni volta che lo ascolto, mi rendo conto di quanto sia difficile dirsi veramente credenti, o meglio, praticanti, in questo mondo.
o forse, perché oggi, che ci sono i funerali di stato dei sei paracadutisti morti in afghanistan, mi trovo a pensare quanto siamo assurdi noi esseri umani, che ci muoviamo come se sul tavolo ci fossero i carriarmati del risiko, lanciando bombe come se fossero dadi e piantando bandierine colorate sulle vite umane.

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

5 Risposte a “mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.”

  1. Più del 118, probabilmente, chiamerebbero il 113 per metterlo in galera. Sicuramente ci sarà subito un magistrato, oppure un politico qualsiasi, timoroso di perdere il potere. Lo sbandato sul sagrato della chiesa potrei essere io, potresti essere tu, è talmente sottile il filo che divide lo status sociale; saremmo commiserati, si, probabile in qualche obolo, si, ma nessuno ci porterà mai a casa sua per rifocillarci. Neppure i praticanti usciti dalla chiesa. E la parola di Gesù, subito fuori dal portone della chiesa stessa, se ne va a farsi fottere ed ancor più davanti alla tv dove, tra una telenovelas ed un reality show, ci informano di quanti morti ammazzati, anche oggi, dovremmo lacrimare con pseudo lacrime. Siamo lontani dall’amatevi l’uni con gli altri, siamo lontani dal capire che viviamo tutti in una palla sospesa dove un solo mezzo giro più veloce basterebbe, per sterminarci tutti. Se per assurdo dovessimo subire un’invasione aliena, come pensi che ci appellerebbero? Italiani? Pisani come me? Terrestri, ci chiamerebbero terrestri…

    Ti lascio un sorriso

  2. Fortunatamente, come scritto sulla Bibbia (ormai manca solo questo, tutto il resto si è avverato), la prossima volta che Gesù verrà sulla terra, sarà per giudicare e non per essere giudicato. 🙂

  3. Anch’io ho un paio di preti che quando fanno l’omelia loro mi incanto…io ho solo 16 anni, e quello che dicono lo sento talmente vicino a me che certe volte mi viene da condividerlo con qualcuno proprio come hai fatto tu.

    Mi fanno pensare…ma molto…

    Alle cose che succedono nel mondo e a tante altre cose.

I commenti sono chiusi.