«Non è quello che ci resta sempre alla fine?»
«No.» Penso alla mia routine all’Hotel de Rouen, il conforto che quei rituali mi danno. «Potevamo avere una vita insieme, rinforzata da piccoli gesti, da gentilezza e tenerezza. Potevamo avere una vita di esperienze condivise.»
«Lo pensi davvero?» Adèle mi posa la mano sul braccio. «Non ti ho dato che ritagli, Charles.»
Ma erano dei ritagli meravigliosi. Ritagli del merletto più prezioso. Penso al suo velo nuziale, piegato e legato con il nastro, conservato nel cassetto della mia scrivania insieme alle sue lettere.
C’è stato un tempo in cui avrei seppellito le mie mani fra i capelli di Adèle, in cui l’avrei scongiurata di scappare via con me, ma in sua assenza qualcosa è cambiato. Ho trascorso mesi in solitaria reclusione a scrivere il mio romanzo. I miei pensieri sono diventati movimenti solitari. Ho scritto del mio amore per Adèle e forse, in qualche strano modo, la scrittura ha rimpiazzato l’amore vero e proprio.
Helen Humphreys
Che bello questo libro.
Di musica dolce.
Sì, mi sta piacendo molto e nonostante l’amore sia un amore travagliato c’è una certa quiete nella scrittura, che fa quasi da contraltare al tumulto interiore. Bello.
Cara Pitta,
causa un periodo un po’ balordo, mi sono assentato da queste pagine. In questi stessi giorni ho letto il bellissimo, dolorosissimo (per me) libro di Helen Humphreys, “Cani selvaggi”. Questa citazione da dove l’hai tratta? Io penso che H.H. abbia una straordinaria sensibilità, anche nel cogliere e descrivere i sentimenti maschili.
Ti vedo un po’ assente (non da questo blog, intendo dall’iperspazio 😉 ) e spero che non sia niente di grave ma solo tanti piccoli impicci.
Il libro è quello che dà il titolo al post: «La verità, soltanto la verità», in cui si narra della storia di amore tra Adèle Hugo (la moglie, non la figlia) e il poeta e critico letterario Charles-Augustin Sainte-Beuve. È un romanzo molto bello, così come molto bello è anche «Cani Selvaggi».