Incontri da Sma*

Ci incontriamo al banco della gastronomia, io gli dico ciao, lui si volta credendo (e convincendosi) che abbia salutato la signora al suo fianco.
In realtà salutavo proprio lui, incendio mai divampato, fiamma mai accesasi, spasimante dei miei trent’anni.
Lui prende un etto di affettato di petto di pollo senza latte (senza latte???).
Io un paio d’etti di bresaola e affini (ché Chicco sta facendo la Dukan).
Che tristezza (penso di tutti e due).
Incrociamo i carrelli dopo pochi minuti in un’altra corsia, ma a quel punto sono io che distolgo lo sguardo e mi concentro sul dileguarmi all’istante, cercando anche di essere più invisibile di quanto già non sia.
Accidenti, penso, devo essere proprio invecchiata per non riconoscermi.
Poi ci ripenso, sorrido, e mi dico che no, è lui che si è rimbambito, con il capello biondo mechato e il mocassino blu scamosciato senza calzini, io sono sempre uguale, io!
(Oh Fabio, ma come fai a non ricordarti del Nutella Party, non era molto meglio limitarsi alla cioccolata?)

http://youtu.be/JRWiyojiohI

*(Lo so che abbiamo abbandonato la Sma per il Todis, ma al Todis i buoni pasto non li prendono!)

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

6 Risposte a “Incontri da Sma*”

  1. Oh criptica Pitta, è sempre più difficile districarsi fra il tuo non detto (pardon, non scritto). Affidiamoci allora a suggestioni storiche. Ricorre oggi San Francesco, patrono d’Italia. IlChicco (buon onomastico), come il suo importante omonimo, ha riconosciuto nella Piperita Pitta una delle meraviglie del creato, mentre Fabio, come Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, temporeggiando, s’è perso la svolta della sua vita. Shit happens, si scrivono sulla maglietta gli americani.

    PS l’Adriano, pur temporeggiando, ha afferrato in zona Cesarini la svolta della sua, di vita: di nome fa Elisabetta.

  2. Ah, ma io non rimpiango, all’epoca scelsi altro: dalla padella nella brace 🙂
    Presenterò, gli auguri, grazie!

    Aggiungo: la tristezza si riferiva ai nostri acquisti, un po’ da vecchietti a dieta.

  3. Incontri da Esselunga.

    Molti anni fa. Sabato autunnale, tardo pomeriggio, quasi sera (fuori è già buio). Supermercato Esselunga di viale Zara, zona fra il piccolo borghese e il popolare, lì dove gradualmente inizia la periferia nord di Milano. Elisa ed io facciamo la spesa. Elisa spinge il carrello e quasi si scontra (investe) il carrello di una signora bionda, in tuta grigia. Questa si scusa, molto gentile, Elisa distratta, quasi non la vede, in pratica la ignora… Io alzo la testa per ricambiare le scuse in vece di Elisa e… infarto. Elisa aveva quasi investito Nancy Brilli, all’epoca fra i miei sogni proibiti. Ora il punto non è aver incontrato Nancy Brilli (magari a voi di Roma può capitare), ma aver avuto questa manifestazione ed incarnazione dell’inimmaginabile davanti a propri occhi. Qualcosa di simile a quello che ho provato nel 1982 quando l’Italia ha battuto Argentina e Brasile durante i Mondiali. Forse potrei provare a suggerire uno slogan ai creativi dell’Esselunga:
    Esselunga diamo vita ai sogni, o Esselunga dove l’acquisto si trasforma in magia, o Esselunga, corsie fatate…

    PS Elisa disse “Chi? Nancy Brilli, quella? Non è poi questa gran bellezza!” Cecata! Lo era, lo era, una bellezza straordinaria.

  4. Aeroporto di Fiumicino parecchi anni fa, diciamo anni Novanta. Sono al desk dell’Alitalia, non ricordo a fare cosa, forse accompagno qualcuno. Mi giro e all’improvviso mi trovo davanti lui, Thorne di Beautiful, quello bello: lui, il primo. Gli faccio un sorriso a trentadue denti (quanti sono, trentadue, ventotto? Non importa, di più), inizio a balbettare e a dirgli qualcosa senza senso, perché non parlo inglese.
    Ora, non è che lui incarnasse i miei desideri, Beautiful non lo guardavo neanche troppo, ma accidenti se era bello! Lui scoppia a ridere, mi sorride e se ne va.

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  5. Sì sì, il fatto è che lo incontro spesso, l’uomo con la meche, ma mai ci eravamo trovati faccia a faccia, mentre ovviamente preferirei incontrare di nuovo il Thorne, nonostante gli annetti saranno passati anche per lui.

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