Il mondo che vorrei.

Questa notte, tornando a casa dopo una festa sulla spiaggia, nel parcheggio condominiale un riccio di medie dimensioni, trotterellando, ci ha attraversato la strada.
Io ho gridato ‘Oddio!’, pensando che fosse un topone, solo un attimo prima di capire che non era un topone e di scendere di corsa dalla macchina per cercare di accarezzarlo.
Lui, veloce come un lampo, già non c’era più, nascostosi probabilmente sotto una delle macchine parcheggiate in fila.
I gatti, chi sotto altre macchine, chi in sella a uno scooter, ci guardavano immobili e sonnacchiosi al chiarore di una luna gigantesca, ma ancora a metà, con i loro occhi a mandorla.
Nessuno si è azzuffato, nessuno è stato investito da una macchina, nessuno ha avuto paura della diversità dell’altro e ognuno, dopo l’attimo di sorpresa che aveva attraversato il parcheggio immerso nel silenzio, è tornato alle sue attività. Qualcuno stiracchiandosi, qualcuno trotterellando, qualcun altro con i capelli esplosi per via dell’umidità che c’era nell’aria affrettando il passo e pensando che forse, dopo aver vissuto uno di quei rari momenti di armonia con l’universo che capitano solo nei sogni e nelle notti di mezza estate, era l’ora di andare a dormire.

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

4 Risposte a “Il mondo che vorrei.”

  1. Il nonno ad Ale: “Guarda che topo ho trovato in giardino”, sollevando un vaso da fiori (vuoto) dove lo aveva intrappolato.

    Ale (aveva circa due anni) al nonno: “Nonno, ma non è un poto, è un liccio!!!”

    1. Saggia bambina!
      Il tuo racconto mi ricorda un gruppetto di persone, comprese me e il Chicco, che guardava un altro topone in un fiumiciattolo che sfociava nel mare nei pressi della spiaggia, commentando, con disgusto, ad alta voce; ad un certo punto un bambino, che avrà avuto non più di otto o nove anni, dice: “Ma quella è una nutria, non lo vedete che ha le zampe palmate?”
      E tutti ce ne andammo con le orecchie basse mortificati da tanta ignoranza 😀

      1. Capita a tutti di scivolare nella trappola dell’ignoranza (anche io non sapevo fino a poco fa che le nutrie avessero le zampe palmate).

        1. È il ricordo di quel bimbo che mi ricorda che le nutrie hanno le zampe palmate 😀

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