Ora, io non amo affatto i posti troppo moderni: i cinema multisala, i centri commerciali, gli ospedali come l’Ifo e Tor Vergata.
Mi sento chiusa, immobilizzata, sigillata.
L’Ifo, erano dieci anni giusto domani che non ci andavo, è uno di quei posti.
Porte ad apertura elettrica, segui il percorso C, segui la banda color magenta, scendi a -2, soffitti che si abbassano, porte anti-panico e formica; tanta formica dappertutto.
Ad un certo punto, quando mi trovo tra la porta anti-panico, che a me mettono molto più panico delle vecchie care porte, o delle vecchie care tende al cinema, e le scale che dovrebbero portare a -2 (gli ascensori, inutile dirlo, non li prendo neanche in considerazione), dico a mamma: ‘Andiamo via’.
‘Come, andiamo via?’ mi fa lei.
‘Andiamo via, io qui mi sento soffocare, mi manca l’aria, ho perso l’orientamento: andiamo via.’
Mi dice, ‘E la visita?’
‘Non m’interessa, la farò da un’altra parte, voglio uscire’.
E mentre ci spostiamo nella sala dove c’è un banchetto per le informazioni, ancora lontani dall’ingresso, e dove quindi io ancora non mi sento in salvo, come dal nulla si materializza lui: un tipo alla Pino Quartullo, ma più dimesso, più anonimo, che ci dice: ‘Scusate se mi permetto, ma ho sentito’, ed io, che quando sono nel panico mi farei fuori portare in braccio da chiunque, via più veloce della luce, gli dico,’Sì?’
E lui: ‘Potete passare da fuori, perché quest’ospedale ha una forma…’ e ci descrive la forma geometrica e l’ingombro nello spazio della struttura, ed io lo ascolto senza capire nulla, ma mi illumino d’immenso quando lo sento dire ‘…quindi se uscite all’aperto e percorrete il marciapiede, seguite la strada che scende sulla destra, arrivate all’ingresso laterale ed entrate direttamente a -2, senza dover passare per scale, corridoi e porte anti-panico’.
Ecco, sono quasi sicura, ieri all’Ifo, verso le dieci di mattina, di aver incontrato un angelo.
bella storia, sentita quasi in diretta ieri sera a casa ma qui raccontata più poeticamente.
In effetti tu hai sentito l’anteprima 🙂