Un post. Anzi, quasi un commento ombelicale.

Mondo Blog



Ho ricevuto questo libro in regalo, come scopro dalla dedica, nel giugno 2003, in un giorno non meglio specificato.
Eloisa Di Rocco, l’autrice, è stata tra le primissime blogger italiane, lei che da Chicago scrutava l’iperspazio e, avanti come è sempre stata, pioniera del web italico, in un freddo gennaio del 2001 lanciava il suo lapizia.net nella Rete.

Ed io lapizia.net, me lo bevevo come un romanzo a puntate, quando l’ho scoperto. Non vedevo l’ora di leggerlo e di riconoscere le persone di cui raccontava, sentir parlare dell’agenzia dove lavorava (anni luce avanti anche lei rispetto a quella dove lavoravo io), toccare quasi con mano la sua nostalgia per l’Italia e per Roma, aspettarla quando per me era quasi notte e per lei giorno e viceversa.

E dal suo blog, ad effetto domino, ho iniziato a leggere Rillo, Leonardo, Broono, Vanessa, Wile, quel nucleo di blogger che qualche tempo dopo, quando ormai la sua avventura negli States era finita, si riunì nella sua piccola casa di Roma.

«Presto la mia piccola casa non ce la fece a contenere tutti, e malgrado la serata freschina la gente si riversò nel terrazzo. Mi accorsi solo dopo un po’ che in maniera naturale i miei invitati si erano perfettamente divisi fra vecchi amici, rimasti dentro, e blogger, che stanziavano fuori, alla luce delle fiaccole e delle stelle.
Fra questi c’era chi si vedeva per la prima volta quella sera, ma passarono ugualmente tutta la notte a scherzare e a parlare di cose geek. A vederli così sembravano molto diversi fra loro, per età, per città di nascita, per interessi, per professione, per carattere. Eppure sul mio terrazzo, come poi sarebbe successo nel casale di Biccio o in trattoria, sembrò parlassero una lingua comune. C’era qualcosa che faceva parte di tutti noi, nella quale ognuno si riconosceva un po’. Cosa fosse, mistero.»

Stasera, quando ho preso per caso questo libro in mano, rovinato anche lui dal nubifragio di ottobre, con le pagine ormai ispessite e ondulate, e ho cominciato a sfogliarlo e a rileggerlo, per un attimo ho avuto la sensazione di leggere storie che narrano fatti di un’altra epoca, un diario di bordo che racconta le gesta di pionieri che come i cercatori di oro arrivavano nel west, si lanciavano con le loro storie quotidiane attraverso spazi infiniti, giovani e tecnologici esploratori che con la loro curiosità ci hanno regalato tutto quello che oggi a noi che chattiamo e postiamo con estrema facilità sembra già passato, ma che per loro era un futuro ancora tutto da scoprire. Un tempo in cui blogger, webdesigner, giovani pubblicitari, tutti in qualche modo ci si conosceva, ci si incontrava, ci si incrociava, online o dal vivo, come in quella sera d’estate di poco tempo dopo in cui ci ritrovammo seduti sui gradini di Piazza Trilussa, quella sera in cui Enzo B. mi abbracciava stretta stretta e mi diceva ‘Patti Patti, ed io che ti credevo bionda!’. Te la ricordi quella sera, Elo?

Già perché, dimenticavo, altrimenti che commento ombelicale sarebbe, Eloisa è amica mia, e quella piccola casa con quel terrazzo dal quale in quella notte freschina si vedevano le stelle, oggi è casa mia.
(E se io sono laPitta è solo grazie a laPizia.)

[Dimenticavo]
Poi un giorno, quando a poco a poco i blog cominciavano ad essere diffusi tra i più, come le Dive al culmine della notorietà, laPizia ha spinto sul suo blog il tasto ‘delete’, e… puf, tutti i ‘kb’ sono tornati nell’iperspazio!




Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.