Attimi di felicità.

Quando pensi di aver perso qualcosa e ormai sei rassegnata a non ritrovarla.
Hai già svuotato la borsa due volte, la seconda a testa in giù e caschi pure quel che c’è dentro in ordine sparso, perché quello che ora stai cercando, e non c’è più, è l’unica cosa che conta.
E saltano fuori portafoglio, portadocumenti, macchina fotografica, occhiali da sole e da vista, agendina, fazzoletti di carta, antistaminico, cerotti per l’herpes, cappellino di cotone per ogni evenienza, un paio di penne, burro di cacao, chiavi di casa e della macchina – il cellulare quello no, l’hai già tolto e messo nel caricabatterie – tutto, tutto tranne quello che cerchi.
E ti dispiace così tanto, perché sei una che si lega a tutte le cose inanimate che porta quotidianamente con sé.
Anche un po’ stupidamente, perché in fondo sono solo cose.
Poi fai un ultimo tentativo e controlli nella tasca di quell’impermeabile che metti sì e no due volte all’anno, ed una delle due è stata sabato, anche se sei certa, te lo sei già ripetuto fra te e te, che non può essere in quella tasca, perché tu le tasche, prima di appenderlo nell’armadio, le hai svuotate.
E invece c’è, è proprio lì, e la tasca l’avevi anche chiusa con la cerniera per paura di perderlo.
La felicità è fatta anche di piccole cose, perse e ritrovate.

Pubblicato da laPitta

La Pitta è una dritta con i capelli a spaghetto lunghi come un vialetto. Potrebbe raccontare a tutti che da più di dieci anni lavora per la pubblicità, potrebbe dire che ha visto l’uomo atterrare sulla luna e che ha passato più di cinquemila minuti a guardare ogni genere di film con grande passione. Già, potrebbe. Ma la Pitta è troppo modesta. Alla Pitta piace: arrivare sempre alla fine di un libro, leggere i titoli di coda fino a quando non si accendono le luci in sala, bere tè appena sveglia, segnarsi i titoli delle canzoni da sentire almeno una volta nella vita, ascoltare i discorsi che le persone fanno quando sono al ristorante e “Il favoloso mondo di Amélie”, ma questo l’avevate già capito.

5 Risposte a “Attimi di felicità.”

  1. Come in un vecchio cartone animato di Nick Carter.
    “Dice il saggio: <>”
    “…e l’ultimo chiuda la porta”.

  2. Aiuto, la prima versione si è persa causa caduta ADSL, la seconda è incomprensibile causa uso punteggiatura.
    Volevo scrivere “tutto è bene ciò che finisce bene”

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